L'OSSESSIONE DELL'OCCHIO. TAGLIAFERRI PROTOSURREALISTA?

di Isabella Falbo, dalla ricerca congiunta con Roberto Roda

 

Tra la totalità delle opere di Tagliaferri che noi conosciamo, circa settanta, in un quarto gioca un ruolo predominante l'elemento occhio, questo particolare nucleo di opere non è legato alle esigenze dalla committenza ma rappresenta la creazione più spontanea, sperimentale e di ricerca di Tagliaferri.

Tagliaferri era mentalmente proiettato in una dimensione internazionale e l'attenzione per "l'occhio" che lui dimostra è in linea con le sperimentazioni di suoi contemporanei, ad esempio con quelle di Alberto Martini in ambito italiano, con quelle di Kubin, legato sia per nascita che per formazione alla cultura ceca, tedesca e austriaca, con le sperimentazioni mitteleuropee praghesi di Kupka, Panuska, Vachal e in ambito germanico con Van Stuck.

Alberto Martini, nato in Italia nel 1876, di quattro anni più giovane di Tagliaferri, presenta elementi di protosurrealismo in una Italia ancora radicata agli stilemi del "vero".
Ha illustrato molta grande letteratura tra cui Poe e Verlaine attraverso il filo nitido e raffinato della china.
Il ritratto di vecchio Il vecchio, Alberto Martini, disegno a china, 1904-1910, è tratto da una illustrazione che Martini ha realizzato per il racconto di E.A.Poe, "Il cuore rivelatore".

"...immagino fosse il suo occhio! Sì, era quello senz'altro! Uno dei suoi occhi era simile a quello di un avvoltoio... un occhio d'un azzurro pallido, come velato da una membrana. Quando esso cadeva su di me a guardarmi, il sangue mi s'agghiacciava nelle vene...".

Paradimatico il confronto con Ritratto onirico del padre o Mostro marino di Tagliaferri.
In questo ritratto del padre l'artista parte da un impianto realista che sfuma attraverso l'intensità dello sguardo, nella visionarietà. Qui come nell'opera di Martini il fulcro ideale della composizione è l'occhio dilatato, ipertrofico, che emerge dall'oscurità illuminato da una piccola fonte di luce. La rappresentazione diviene totalmente mentale, onirica.

 

La “cultura” dello sguardo che si sviluppa nella modernità è riconducibile a un clima di intuizioni scientifiche ed invenzioni tecniche del periodo che sicuramente hanno alimentato l’intenso interesse verso l’occhio nelle arti visionarie e simboliste dell' ’800. Interesse che peraltro prosegue nelle sperimentazioni successive Dada e Surrealiste e che arriva inesaurito fino alla nostra contemporaneità, in particolare all’interno delle correnti della Lowbrow Art e del Pop Surrealism.
È dalla metà dell' ’800 che si sviluppano le scienze della mente, psicologia, psichiatria e poi psicoanalisi, attraverso le quali l'occhio assume il nuovo statuto di specchio del corpo e della psiche.
Nel 1850 viene inventato l'oftalmoscopio e diventa possibile indagare il fondo dell'occhio, guardare la retina, lo strato più interno dell'occhio dove avvengono i meccanismi più complessi della visione, per diagnosticare malattie, anche mentali, successivamente, nel 1896 viene introdotta la psicoanalisi, la teoria dell'nconscio di Freud.
Ecco quindi che in una poetica come quella simbolista basata sulla corrispondenza tra il mondo reale e la soggettività, l'occhio diviene naturalmente l'elemento privilegiato per rappresentare stati mentali come la follia o intangibili come la coscienza.
Il simbolismo oculare diviene un mezzo per rappresentare la psicologia del profondo.

All’interno della scena visionaria e simbolista dell' ’800 che precede Tagliaferri di una generazione, appaiono importanti per un confronto opere come Il Sogno del crimine e punizione di Grandville,1847; Pianeta - occhio, Victor Hugo, 1854 circa e alcuni disegni di Odillon Redon.
Grandville, nato in Francia nel 1803, viene considerato un visionario protosurrealista, i suoi personaggi dalla testa con grandi occhi visti come attraverso specchi distorti, oppure con i corpi da uomini ma le facce da animali, sono tra l'altro considerati tra le fonti di ispirazione di Lewis Carroll per "Alice nel paese delle meraviglie".
L’opera Il Sogno del crimine e punizione narra il sogno di un assassino perseguitato dal rimorso. La narrazione è ricca di particolari, la foresta dove viene commesso il crimine, la vittima come un albero, una fontana dalla quale sgorga sangue che si trasforma in mani supplicanti, una croce che si trasforma nella bilancia della giustizia che pesa un occhio enorme dal quale non si può scappare. L'assassino che scappa a cavallo dal giudizio ma l'occhio, sempre più grande lo insegue. L'assassino cade in mare e pesci-occhi lo divorano nonostante la sua volontà di redenzione, simboleggiata dalla croce che tenta di raggiungere.
Victor Hugo, nato in Francia nel 1802, esponente del Romanticismo francese, è stato poeta, novellista e artista visivo. Nel 1846 scrive La coscienza, poesia che verrà pubblicata solo nel 1859 nella raccolta La legende des siecles.
Nella poesia di Hugo la coscienza appare come "un occhio, grande, aperto nelle tenebre" che guarda Caino nell'ombra, fissandolo". L'occhio persecutorio, seguirà l'omicida per sempre, anche sotto terra dove Caino tenterà invano di fuggire al suo sguardo.
L'immagine di questo occhio sembra tornare nel disegno dello stesso Hugo Pianeta - occhio.
Sono evidenti le relazioni tra la poesia di Hugo e il Sogno di un crimine e punizione di Grandiville, frutto di un sentire comune o come alcuni studiosi sostengono, ad esempio Eva di Stefano, monografia Odillon Redon, Art Dossier, il tema dell'occhio persecutorio e giustiziere della celebre poesia di Hugo deriva dal racconto e dal disegno di Grandville che il poeta legge su "Le Magazine pittoresque".
Odillon Redon, nato in Francia nel 1840 è stato tra i più rappresentativi pittori simbolisti, per lui la vera dimensione dell’arte è il sogno che permette all’artista l’esplorazione del mondo interiore.
In La visione, litografia dall'album "Nel sogno", un occhio gigantesco emerge dall'oscurità sospeso fra le colonne di un tempio, la rappresentazione è costruita sulla figura metonimica della contiguità dove attraverso la traslazione di senso l'occhio diventa entità divina.
In L'occhio come un pallone bizzarro si dirige verso l'infinito, litografia della serie dedicata a Poe del 1882 ma tratta da un carboncino precedente del 1878, un gigantesco globo oculare cigliato è una mongolfiera che trasporta una testa.
L’occhio si oggettualizza, attraverso l’immaginazione “migra” verso altri oggetti, oltre il vedere verso altri usi.
Ed ancora, Dovunque pupille fiammeggiano, 1888, litografia dall'album Le tentazioni di Sant’Antonio di Flaubert, tav.9; Il fiore, 1883, litografia dall'album Le origini, dove l'occhio è un fiore e il vedere diviene "presa di coscienza", consapevolezza, significando vita.

 

L'isolamento dell'occhio nell'arte e la sua conseguente oggettualizazione è probabilmente da considerarsi in relazione con l'occhio meccanico della macchina fotografica.
Si colloca infatti alla fine degli anni '30 l'invenzione della fotografia, sviluppata e sperimentata per tutto l' ’800.
Si può concludere questa panoramica all’interno della temperie che anticipa per generazione Tagliaferri con due opere paradigmatiche probabilmente legate agli sperimentalismi fotografici:
Young women's eye, Joseph Sacco, olio su tela, 1844. Collezione Menir.
Dipinto a trompe-l'oeil dove l'occhio appare isolato e incorniciato dal passpartout nero e dorato utilizzato per incorniciare le fotografie.
Di grande attualità per il tempo, questa intuizione compositiva sarà fonte di ispirazione per molti artisti successivi, dai surrealisti fino ad arrivare ai nostri giorni, come ad esempio René Magritte, The Eye, 1932 e Margaret Keane, Eye, 2000 circa, dove l'occhio di una ragazza e l'occhio di un bambino vengono rappresentati utilizzando lo stesso schema.
Un altro esempio molto interessante dal punto di vista di isolamento dell'occhio e molto bello dal punto di vista compositivo è la fotografia Scherzo di follia, 1861 circa.
Si tratta del ritratto della contessa Virginia di Castiglione fotografata da Pierson la quale appare nell'atto di nascondersi il viso dietro un passpartout usato come una sorta di maschera, isolando l'occhio. Anche questa immagine ha anticipato certe invenzioni del Surrealismo, fino ai nostri giorni.

Tagliaferri si contestualizza all'interno di questa temperie e nei primi anni del '900 produce quel nucleo di opere dove pare ossessionato dall'occhio.
Questa particolare produzione, libera dai vincoli della committenza e liberata dagli schemi accademici, animata da uno spirito di ricerca che sembra anticipare soluzioni dada e surrealiste, possiamo indicativamente suddividerla in tre gruppi semantici:
1- Ipertrofismo dell'occhio
2- Teriomorfismo dell'occhio
3- Straniamento dell'occhio

Appartiene al primo gruppo Ritratto onirico del padre o Mostro marino, opera precedentemente analizzata, dove quell’unico occhio, ipertrofico, che emerge dal resto dalla testa, lo ritroviamo in opere coeve di suoi contemporanei di area praghese:
Alfred Kubin, nato in Boemia nel 1877, illustratore e scrittore, è considerato un importante rappresentante dell'espressionismo. In Fright, 1901, disegno ora conservato al Leopold Museum di Vienna, la rappresentazione è la visione spettrale e simbolica di un mostro marino che emerge dalle acque dove solo un occhio, enorme, pare essere vivo.
Anche in Vachal, nato in Dalmazia nel 1884, ritroviamo nell'illustrazione ad acquerello tratta da Spettri o Epica infernale del 1904, un enorme mostro emergente dalle pareti rocciose di una montagna che ci fissa con il suo unico, dilatato occhio animale.


Tornando a Tagliaferri, occorre ora porre l'attenzione sul confronto di due ritratti entrambi tratti dalla monografia Luppis, Ferrara 1922.
Non sappiamo chi sia il rappresentato, appare però evidente una certa uguaglianza nei lineamenti che fa pensare sia lo stesso soggetto.
Il primo ritratto è probabilmente uno studio a matita, di impostazione realista dove però l'espressione del volto è caricata in una smorfia, forse di terrore. Anche in questo caso gli occhi sono grandi, dilatati.
Il secondo ritratto perde l'impostazione realista, è caricato fino ad arrivare alla deformazione, gli occhi ipertrofici sono come sempre il fulcro della composizione, il volto ora appare come una maschera di paura.

Possiamo considerare i "mostri" paradigmatici della produzione sperimentale di Tagliaferri, che conferma con essi una modernità da precursore, in una Ferrara in quel periodo restia ad accettare stilemi nuovi.
Ferruccio De Luppis, nella monografia che dedica a Tagliaferri, pubblicata nel 1922, parla di "strana fantasia" da parte dell'Artista, cercandone corrispondenze nei grotteschi fiamminghi del '700 e nei ferraresi del '400 "usi ad imbruttire i volti dei loro soggetti".
Piuttosto che guardare al passato Tagliaferri in queste opere appare un pioniere, anticipatore d'avanguardia.
Le teste di mostro tratte dalla monografia Luppis, dalla rigidezza scultorea, appaiono come scolpite, la prima nel marmo l'altra nel legno.
I volti sono devastati da prominenze bitorzolute, gli occhi grandi, spalancati hanno perso la naturale conformazione e sono tondi come quelli degli insetti o quelli degli anfibi.
La prima testa di mostro potrebbe essere stata uno studio di Tagliaferri per l'incubo, acquerello che compare come copertina della monografia di Luppis, dove un volto animalesco con gli occhi tondi, grandi e illuminati da una luce vitale, esce dalle tenebre.

 

 

Interessante confrontare la prima Testa di mostro e l’Incubo di Tagliaferri con due opere di un altro coevo sempre di area praghese, Panuska, nato nella Repubblica Ceca nel 1872, da considerarsi un importante esponente del Decadentismo Ceco tra il 1880 e il 1914.
Testa di mostro con civetta sulla spalla, disegno, circa 1900 e Expressive head, disegno, circa 1900.
Come una allucinazione demoniaca, il lato oscuro dell' anima umana appare emergere attraverso gli occhi di queste teste mostruose.

Siamo arrivati ad indagare l’ultimo gruppo di opere, dove Tagliaferri inserisce elementi di straniamento negli occhi, chiodi.
In opere paradigmatiche come questi ritratti del padre e Medusa Tagliaferri, operando una sorta di straniamento dell’occhio va oltre la pittura e adotta un atteggiamento che anticipa certe pratiche Dada, basate su una creatività libera, per la quale si utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili stravolgendo le convenzioni estetiche dell'epoca e rifiutando la ragione, la logica, enfatizzando la stravaganza.
Tagliaferri scava gli occhi nella tavola di legno, supporto della sua pittura e vi apporta elementi estranei come i chiodi, inseriti come pupille negli occhi dei suoi soggetti.
Possiamo confrontare queste opere di Tagliaferri con un’opera di Kupka, illustratore e pioniere dell'Astrattismo nato in Boemia nel 1971, anch’esso dunque coevo e di area Ceca.
Miss Koh-i-noor, 1912, nasce come pubblicità aziendale per il lancio americano dell'azienda Koh-i-noor. In quest'opera l'occhio viene variato attraverso un oggetto sostitutivo, il bottone automatico, non perché oggetto affine ma in una logica dada, di combinazione di elementi reali.



Un ulteriore esempio di come le intuizioni di Tagliaferri, in linea con quelle tardo ottocentesche che tracciano il percorso che porterà al Dadaismo e al Surrealismo con l'isolamento dell'occhio, l'elemento occhio oggettualizzato, è Oggetto indistruttibile di Man Ray, 1923.

L’opera si presenta come un assemblage di un metronomo con la fotografia di un occhio, elemento simbolico centrale di tutta la poetica di Man Ray.
Lo strumento che misura il tempo musicale, i battiti al minuto secondo il tipo di movimento in uno straniante dialogo con l’occhio.

Tagliaferri con Medusa oltre a dimostrare un atteggiamento precursore per come tratta gli occhi, manifesta anche una certa influenza di Von Stuck artista a quel tempo universalmente noto, per le forme pesanti e i tratti scultorei con cui realizza la sua medusa del 1892, caratteristiche queste anche di molte altre opere del tedesco.

Attraverso la dilatazione degli occhi e la tendenza alla deformazione, abbiamo visto all’interno di questo nucleo di opere di Tagliaferri la tendenza dell’artista a trasformare persone della sua quotidianità in una sorta di alterità surreali.
Questi atteggiamenti oggi sono molto attuali e circoscrivibili nelle correnti contemporanee della Lowbrow Art e del Pop Surrealism.
Christian Sas, nato a Londra nel 1968, tra i maggiori protagonisti del pop surrealism con le opere Saturday night, sunday morning, 2005, Looking in, 2004, Marie Blanco Hendrickx aka Mijn Schatje con Little marmaid e Wonderful world, Marc Ryden con Fur Girl e The Creatrix.
In quest'ultima opera da notare l’occhio che la dea porta in petto appuntato, ultima versione di quello di Sacco.
Possiamo affermare che la contemporaneità ha il cuore antico.

Isabella Falbo, dalla ricerca congiunta con Roberto Roda, relazione nell’ambito del convegno L’ossessione dell’occhio. Tagliaferri proto-surrealista? promosso dal Comune di Ferrara, Porotto (Ferrara), Teatro Verdi, 23 maggio 2009